giovedì 27 ottobre 2011

Là dove la civiltà è solo una minaccia

Il polmone del nostro pianeta, un luogo 'magico', regno della biodiversità: l'Amazzonia. Un luogo dove le leggende hanno il diritto di esistere, così come gli uomini che in queste foreste sono nati e dove i loro territori ancestrali vengono quotidianamente minacciati dalla cosiddetta civiltà che non è altro che l'interesse economico delle grandi multinazionali del petrolio. Sparse, nell'intricata foresta amazzonica, sono diverse le tribù indigene che vengono dette 'incontattate' e che rischiano di scomparire uccise dalle malattie e dalla cupidigia.

Il fascino del nostro pianeta e della nostra storia di uomini è anche quello che entrati nel terzo millennio, dove ogni nostra azione può essere monitorata, sezionata, controllata, esistono luoghi dove esistono tribù indigene che non hanno mai 'incontrato' l'uomo cosiddetto civilizzato. Uomini e donne che vivono di ciò che la natura gli offre. Cacciano con archi e frecce, spesso con cerbottane. Le loro case hanno una struttura molto leggera, fatta di legno e foglie di palma, appena sufficiente per appendervi sotto un’amaca.

 
Sono i popoli più vulnerabili del pianeta e molti tra questi, vivono in fuga costante, per sfuggire all’invasione delle loro terre da parte di coloni, taglialegna, esploratori petroliferi e allevatori di bestiame. Spesso, hanno visto morire amici e parenti, colpiti da malattie introdotte dall’esterno o massacrati impunemente dagli invasori. In questo caso la civiltà diventa solo una minaccia, perchè quello che noi chiamiamo progresso, per questi uomini diventa un pericolo mortale. La civiltà non li rende più felici e nemmeno più sani. Queste tribù isolate sono tutte estremamente vulnerabili a malattie come l’influenza o il comune raffreddore che vengono trasmessi dagli esterni, contro cui non hanno difese immunitarie: il rischio di ammalarsi costituisce per loro un buon motivo per evitare il contatto.
 
L'Amazzonia è un territorio immenso e Survival, l'organizzazione mondiale che sostiene ed opera per i diritti delle popolazioni tribali, lavora costantemente per sensibilizzare e mobilitare l'opinione pubblica e comunicare il più possibile la situazione che questi popoli stanno vivendo e patendo. Un percorso difficile, che spesso si scontra con il potere politico ed economico, ma che sta contribuendo a difendere in qualche modo i diritti di questi essere umani, che chiedono ‘solo’ di poter vivere sulle loro terre, tra i loro alberi e i loro animali.

Dighe, disboscamento, perforazioni petrolifere, strade, inquinamento questa la 'civiltà' che sta uccidendo queste tribù, che devono essere protette così come le foreste da cui dipende la loro sopravvivenza. Civiltà deve significare avere uno sguardo allargato sul mondo, quindi anche preoccuparsi di questi popoli, ma non nel senso di considerarli come dei reperti zoologici o archeologici da tutelare.
 
Questi popoli devono vedersi riconoscere il diritto alla vita e alla terra, ma soprattutto quello all’autodeterminazione ovvero la possibilità per loro di decidere del loro futuro e dell’utilizzo delle loro risorse. Questa è civiltà.

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