venerdì 2 maggio 2014

Ecuador: Yasuni, il dilemma ambiente e crescita del paese

Il Parco Nazionale dello Yasuni, in Ecuador, è quello che si può definire un gioiello del nostro pianeta. Nel 1989 è stato designato Riserva Mondiale della Biosfera dall'Unesco ed è sicuramente il luogo, nel mondo, con la maggiore biodiversità. Un luogo che dovrebbe essere tutelato al 100%, ma che è comunque un luogo che fa parte di un territorio sovrano, l'Ecuador.

Solo poco tempo fa, lo stesso Ecuador e il suo presidente Rafael Correa, avevano lanciato una campagna, "Salviamo lo Yasuni", il cui obiettivo era quello di generare risorse economiche alternative, pari al 50% di quello che si sarebbe potuto ricavare dall’estrazione petrolifera, a titolo di co-partecipazione dei paesi industrializzati e per rendere effettivi i declamati e condivisi principi della responsabilità ambientale.




Rafael Correa, presidente dell'Ecuador
Un progetto che, purtroppo, non ha ricevuto risposta da parte della comunità internazionale e che ha costretto il governo di Rafael Correa a riconsiderare la via dell'estrazione petrolifera per far fronte alle esigenze economiche e di crescita del paese andino. Lo Yasuni e la sua 'famosa' area ITT ((Ishpingo-Tambococha-Tiputini), dove già veniva estratto il greggio, continuerà a essere sfruttato in questo senso.

Una decisione che è stata spiegata come necessaria, ma che il governo assicura sarà fatta nel massimo rispetto per l'ambiente, la natura e la popolazione che vive in quella zona. Non a caso la Costituzione dell’Ecuador è la prima al mondo a contenere un intero titolo dedicato ai diritti della Natura, oltre che ai diritti umani di tutte le nazionalità presenti nel Paese. 

Insomma, un controsenso che non appare molto chiaro. Da una parte la Natura come centro di una filosofia politica e di vita, dall'altra l'esigenza economica di sfruttare un tesoro sotterraneo che questo paese ha. E' normale che ci sia malcontento tra gli ambientalisti, che in Ecuador hanno chiesto un referendum per lo stop all'estrazione di petroli nello Yasuní.

Un gruppo di ambientalisti che si chiamano 'Yasunidos' hanno dichiarato di aver raccolto ormai più di 700.000 firme per chiedere un referendum e tra l'altro sono firme che arrivano anche da paesi come Australia, Messico e Europa. La preoccupazione di queste persone è quella che, nonostante la parola del presidente Correa, che ha garantito che l'estrazione petrolifera nello Yasuni sarà ultra controllata e servirà per alleviare le situazioni di povertà, si possa verificare un possibile grande danno nel luogo più ricco di biodiversità del mondo.

L'Ecuador sa bene cosa significhi danno ambientale, l'ha vissuto sulla propria pelle con le estrazioni da parte del gigante petrolifero Chevron e contro il quale il paese latinoamericano ha aperto un contenzioso a livello internazionale. Questo fa pensare che una scelta come quella del governo Correa deve essere stata molto soppesata, perchè in caso contrario cadrebbero moltissimi valori come quelli espressi dalla Costituzione ecuadoriana.

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