lunedì 24 febbraio 2014

L'America Latina butta nella spazzatura 80 milioni di tonnellate di alimenti all'anno

Secondo una ricerca effettuata dalla Fao, in America Latina si 'butta' il 15% della produzione alimentare della regione. Un paese dove milioni di bambini soffrono ancora di denutrizione cronica, secondo l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura, vengono bruciati 80 milioni di tonnellate di alimenti, che basterebbero a coprire un quarto del fabbisogno energetico quotidiano di ogni latinoamericano. 

La ricerca che è stata pubblicata sul quotidiano spagnolo "El País", specifica anche che l'America Latina è in ogni caso la regione del mondo dove si butta via o si perde meno cibo, perchè nei paesi cosiddetti sviluppati, questa proporzione può arrivare a più di un terzo della produzione totale.


Le cause variano in base alle singole nazioni. Quelle ad alto reddito, ad esempio, sprecano la maggior parte dei loro alimenti nella fase del consumo. In America Latina, la dispersione si verifica sia nella fase di produzione, sia in quella del consumo, ognuna delle quali rappresenta il 28% del totale delle perdite, secondo i calcoli della Fao.

A livello mondiale, lo scenario non è affatto incoraggiante. La dispersione di cibo nel mondo è pari 1.300 milioni di tonnellate all'anno, un terzo della produzione mondiale per il consumo umano. Il valore economico di questa perdita nei paesi industrializzati arriva a 680.000 milioni di dollari, mentre in quelli in via di sviluppo si attesta sui 310.000 milioni di dollari. Somme di denaro e quantità di cibo che sono sufficienti ad alleviare la fame nel mondo e a sradicarla.

Un dato fondamentale per analizzare questa dispersione è quello della scadenza, specie nella fase del consumo familiare. I consumatori tendono a pensare che non è sicuro ingerire un alimento dopo la scadenza, nonostante i pareri degli esperti che dicono il contrario.  E' ormai dimostrato che alcuni alimenti si possono consumare anche alcuni giorni dopo la data di scadenza riportata.

Per quanto riguarda la produzione, la perdita si deve principalmente a metodi inefficienti o prematuri di raccolta, così come alle condizioni climatiche di troppa pioggia o eccessiva siccità, cosa che accade molto spesso in Brasile e Argentina. Il resto dello spreco di alimenti, in America Latina, avviene nella fase di stoccaggio (22% del totale), di distribuzione e commercializzazione (16%) e di elaborazione (6%)

Jose Cuesta (Banco Mundial)
In Messico si 'buttano' più di 10 milioni di tonnellate di alimenti all'anno ovvero il 37% della produzione agricola del paese. Un dato elaborato dal Gruppo Tecnico per la perdita e lo spreco di alimenti. "Questo spreco di alimenti suppone terribili perdite negli investimenti in agricoltura e nell'apporto di energia necessaria per produrre alimenti che poi si perdono e dai quali non si ottiene il ritorno sperato", ha spiegato José Cuesta, esperto del Banco Mundial e ideatore del Food Price Watch, che monitorizza il prezzo mondiale degli alimenti e i suoi effetti socioeconomici sulla popolazione.

Secondo Cuesta, esistono misure tecniche che si possono applicare da subito per frenare questi sprechi. Alcune sono molto semplici, come quella di usare contenitori di plastica per conservare la frutta invece delle borse, oppure migliorare i sistemi di refrigerazione dei prodotti per evitare perdite in fase di stoccaggio.

Come evidenzia "El País", la logica economica di questo problema è semplice, ma 'desolante': quanto più cibo si butta, più cibo in più bisognerà comprare per soddisfare le proprie necessità. Questo implica che le famiglie useranno una maggiore quota del loro reddito in alimenti e meno in altri settori come sanità e educazione.  "Ovviamente lo spreco di cibo ha un impatto notevole sulla povertà", ha aggiunto Cuesta, che segnala come una soluzione sia quella di una campagna di sensibilizzazione ai consumatori. 

Nonostante le ripetute crisi nel prezzo degli alimentari che tutto il mondo sta vivendo dal 2007, i governi non hanno assolutamente cercato di attivare politiche concrete per il cambio di abitudini dei consumatori e produttori, al fine di frenare il grave problema dello spreco di cibo. "Non c'è consapevolezza, anche nei paesi più ricchi. C'è la consapevolezza di produrre più cibo, ma non quella per migliorare questa tendenza allo spreco alimentare, creando nelle persone la giusta educazione e coscienza del problema", ha concluso Cuesta.

fonte infobae.com

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