giovedì 12 settembre 2013

Il brivido di lanciarsi in bicicletta sulla "ruta de la muerte" in Bolivia

Amanti del ciclismo e stranieri che arrivano in Bolivia alla ricerca di avventura 'estrema' non perdono l'occasione di lanciarsi in bicicletta su quella che viene chiamata "ruta de la muerte" e che si trova a circa 25 chilometri dalla capitale boliviana La Paz.

Un'esperienza da adrenalina pura nella quale questi fanatici delle due ruote percorrono 67 chilometri che portano dai 4600 ai 1200 metri di altitudine per una strada che collega le vette delle Ande con le valli dello Yungas, cuore della Bolivia cocalera.

La "ruta de la muerte" si è conquistata questo nome e questa fama per aver provocato il maggior numero di incidenti stradali del paese. Nel 2011 si sono registrati in questo tratto di strada ben 116 incidenti che hanno provocato 29 morti e 155 feriti, come ha riferito la polizia stradale che è comunque riuscita a ridurne il numero in questi ultimi anni.

I ciclisti devono scendere per profonde gole, insenature e strade molto strette e vicinissime al burrone. Si tratta di 34 chilometri di strada asfaltata e altri 33 invece in terra battuta, sassi, fango e con curve molto strette e pericolose. In alcuni tratti cadono cascate d'acqua direttamente sulla strada e in altre zone è presente una costante nebbiolina.  Si tratta di un panorama indubbiamente splendido e il percorso è 'impregnato' di profumo di erba bagnata.

Secondo la polizia stradale, che ora si occupa di assicurare maggiore sicurezza sul percorso, una media di 150 turisti fanno questa 'esperienza' ogni giorno, noleggiando biciclette sul posto per un costo che oscilla tra i 45 e gli 80 dollari. I più arditi, nonostante il grande rischio, tentano la discesa in notturna.

La discesa dura circa tre ore nella quali le condizioni climatiche e la temperatura cambiano radicalmente: si passa dai 0° gradi della partenza fino ai 25-30° in mezzo ad una vegetazione tropicale e lussureggiante. Dopo una colazione con un bevanda a base di foglie di coca, utile a mitigare gli effetti del cambio di altitudine, i ciclisti indossano le loro giacche a vento, guanti e occhiali di protezione, portandosi alla zona di partenza, "La Cumbre".  

Da parte di una guida locale ricevono consigli e istruzioni su come affrontare la strada, che va condivisa con le auto e soprattutto i grossi camion, poco abituati a 'rispettare' i ciclisti. Il gruppo è scortato da un piccolo bus che serve anche ai ciclisti per cambiarsi nel momento in cui passano dalle temperature dell'altipiano andino a quelle della vegetazione amazzonica.

Fino ad ora non sono mai stati registrati incidenti seri, se non qualche caduta e lievi ferite, come ha spiegato ai microfoni dell'Afp una delle guide che si occupano dei turisti e ciclisti in questa avventura estrema. Avventura che, una volta terminata, viene definita da tutti un'esperienza incredibile e che in molti tornano a fare negli anni successivi.

fonte Afp

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