martedì 10 aprile 2012

L'Italia guadagna posizioni sul mercato brasiliano in crescita

Nel 2011 l'interscambio commerciale del Brasile con il Resto del Mondo è aumentato del 25 per cento per un totale pari a 482,2 miliardi di dollari. La bilancia commerciale ha chiuso i conti in attivo con un avanzo di 29,8 miliardi di dollari, in aumento rispetto a poco più di 20 miliardi di dollari del 2010. Le esportazioni hanno totalizzato 256 miliardi di dollari nel 2011, il 26,8 per cento in più rispetto al 2010.

Il risultato è imputabile soprattutto all'aumento del prezzo medio delle materie prime agricole e minerali (cresciuto nei primi undici mesi dell'anno del 33 per cento rispetto al 2010), di cui il Brasile è un tradizionale esportatore, piuttosto che alla performance dell'industria manifatturiera, che dalla metà del decennio scorso continua a soffrire il forte apprezzamento della valuta locale, il Real. Questo squilibrio è fonte di una certa preoccupazione da parte delle Autorità brasiliane che preferirebbero una maggiore incidenza sull'export dei prodotti industriali e una minore dipendenza dalle materie prime.


I prodotti dell'industria brasiliana, in sostanza trovano sbocco soprattutto sul mercato "regionale". Nel 2011 le importazioni del Brasile ammontano a 226,2 miliardi di dollari, il 24,4 per cento in più rispetto al 2010, l'80 per cento delle quali è composta da l'80 per cento delle quali è composta da prodotti industriali (in particolare intermedi e beni strumentali). Gli Stati Uniti si collocano al primo posto tra i fornitori del Brasile, seguiti dalla Cina. L'Argentina perde terreno nei confronti della Germania che la incalza con 15,2 milioni di dollari e una quota del 6,7 per cento.

Per quanto concerne i rapporti bilaterali, l'interscambio con l'Italia ha raggiunto il valore record di quasi 11,7 miliardi di dollari aumentando del 28,5 per cento rispetto al 2010. La Francia ha incrementato il proprio interscambio di solo il 16 per cento, portandolo a circa 9,7 miliardi di dollari. Le esportazioni italiane verso il Brasile sono aumentate del 28,6 per cento rispetto al 2010, raggiungendo il valore mai registrato in precedenza di 6,2 miliardi di dollari. Tale andamento ha permesso al nostro Paese di aumentare la quota di mercato, passata dal 2,7% al 2,8%, e di confermare l'Italia in ottava posizione tra i fornitori mondiali del Brasile e in seconda tra quelli europei, posizionandosi dietro alla Germania, che tuttavia vede diminuire la propria quota di mercato dal 6,9 al 6,7, e distanziando la Francia che scende dal 2,6 al 2,4 per cento.

La performance italiana è migliore di quella di tutti i Paesi che la precedono nella classifica dell'export verso il Brasile con l'unica eccezione della Nigeria (+41,7 per cento rispetto al 2010), che però esporta quasi esclusivamente greggio. Le esportazioni italiane in Brasile invece sono composte per oltre il 50 per cento da prodotti ad alto valore aggiunto quali macchinari tessili, per l'imballaggio, per materie plastiche, autoveicoli, elicotteri, imbarcazioni a motore, vaccini.

A sua volta, l'Italia è il settimo paese di destinazione delle esportazioni del Brasile che sono aumentate del 28,5 percento rispetto al 2010 e hanno raggiunto un valore di 5,4 milioni di dollari. Per oltre il 50 per cento si tratta di prodotti agricoli, minerari o metallurgici, con particolare riguardo alla filiera siderurgica.

Il Banco Central do Brasil BC ha inoltre condotto un censimento sulla presenza di capitali stranieri nel Paese rilevando i dati secondo il cosiddetto "criterio dell'investitore finale" che consente, a differenza delle statistiche sui flussi pubblicate mensilmente dallo stesso BC, di identificare l'effettiva nazionalità dell'investitore, anche nei casi in cui i capitali sono transitati, spesso per ragioni fiscali, per Paesi terzi. L'Italia, che secondo la vecchia contabilità sarebbe stata al 18esimo posto con 5,5 miliardi, occupa in realtà la nona posizione con quasi 18 miliardi di investimenti precedendo Olanda, Canada, Lussemburgo e Svizzera.

Gli investimenti italiani si concentrano per oltre il 30% nei servizi e nelle telecomunicazioni e per un altro 30% circa nel settore dell'auto. Il censimento della presenza imprenditoriale italiana registra a oggi 656 filiali e stabilimenti produttivi operanti in Brasile. Il dato è praticamente raddoppiato rispetto al 2010
soprattutto grazie ai nuovi criteri di mappatura. Ma si aggiunge anche un flusso considerevole di nuovi arrivi tra i quali figurano nomi quali Luxottica, Intesa Sanpaolo, Techint insieme ad altre aziende di dimensione medio-piccole.

fonte esteri.it

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