venerdì 4 luglio 2014

Pablo Salas, il cameraman che ha documentato la dittatura in Cile

Il suo nome è sicuramente sconosciuto ai molti, ma in molti hanno invece visto le sue immagini in film e documentari sulla dittatura cilena. Si tratta del cameraman Pablo Salas, al quale il Festival Internazionale del documentario di Santiago del Cile, Fidocs, ha reso omaggio come uno degli artefici delle storiche testimonianze audiovisive di quel triste periodo della storia cilena.

"Pablo Salas è il più importante cameraman che ha coperto con le sue immagini i giorni più duri della dittatura militare e le sue immagini sono state ampiamente utilizzate per illustrare la violenza e gli abusi di quel periodo", si legge nel catalogo del Festival che si è svolto nella capitale cilena la scorsa settimana.


All'interno di una sezione dedicata ai diritti umani, è stata realizzata una retrospettiva con alcuni dei capitoli più emblematici della storia cilena filmati da Salas. Dalla sepoltura di un prigioniero decapitato come castigo esemplare del regime, alle immagini con Augusto Pinochet che sfila nel giorno della celebrazione nazionale, dalle repressioni contro le donne ai quali viene impedito di dare l'ultimo saluto al marito assassinato, ad un raid militare su un villaggio inerme oppure al germe delle manifestazioni studentesche contro il regime. 

"Ho avuto la fortuna di avere con me una videocamera, di poter girare per le strade e poter filmare. Una volta avuta in mano la videocamera, ho capito il valore delle immagini per poter raccontare la verità e a quel punto ho cominciato a filmare", ha dichiarato il cinquantasettenne cameraman che nel corso della sua carriera ha lavorato per diversi media internazionali.

Immagini impattanti, dure, che mostrano una repressione sanguinosa e che parlano da sole, ma al contrario di quanto uno possa immaginare, appena trasmesse in Cile, si sono perse in film e documentari destinati ad un pubblico minore. "Fino allo scorso anno, ogni volta che si commemorava l'anniversario del golpe, si parlava soprattutto del confronto tra le due personalità, Pinochet e Allende, del bombardamento de La Moneda. L'anno scorso invece si sono viste immagini della repressione. Le barbarie e le violenze cominciarono subito, fin dall'11 settembre, giorno del bombardamento", ha detto Salas ai microfoni dell'agenzia Afp.

L'anno scorso, 40 anni dopo il golpe, la trasmissione di un serie tv, 'Cile, le immagini proibite", con diverso materiale di Salas, hanno consentito una revisione del passato storico, mostrando per la prima volta la cruda repressione degli oppositori nella lotta per la democrazia e aprendo il 'vaso di Pandora' contenente uno dei capitoli più tragici della storia del Cile. "Queste immagini non si erano ancora viste in Cile o si erano viste poco, perchè c'era un timore da parte dei media per possibili censure. In fondo fino a qualche anno fa non si menzionava la parola 'golpe', si diceva 'governo militare", ha detto il cameraman cileno.

Augusto Pinochet
"Oggi i giovani che sono nati negli anni 90 non hanno mai sentito Pinochet e neppure le sciocchezze che diceva. In questo modo possono ascoltarlo e ricordarlo", ha spiegato Salas, convinto che questo sia un esercizio necessario per la memoria storica. "Riconoscere quello che è accaduto ha un valore tremendo per tutti noi che abbiamo sofferto la dittatura. Rivedere quello che successe veramente e non la versione che ci hanno venduto per 38 anni".

"Quello che abbiamo filmato non è niente in confronto ai desaparecidos, ai morti, ai torturati, agli esiliati, queste sono le immagini che abbiamo. Però con queste possiamo dare bene l'idea di che cosa brutale e tremenda fu quel periodo", ha concluso Salas, il cui materiale presente al Fidocs era solo una piccola parte, quella che è stata già digitalizzata, perchè il cameraman dispone ancora di 1.200 o 1.500 ore di registrazioni che devono essere convertite, ma per le quali manca un finanziamento. Una testimonianza storica e irripetibile che potrebbe correre il rischio di andare perduta.

fonte Afp

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