La Corte di Appello di Santiago del Cile ha ratificato che Salvador Allende, l'11 settembre 1973, si suicidò prima che i militari, autori del golpe, arrivassero al Palazzo de La Moneda. Una decisione che chiude la questione relativa alle ultime ore di vita dell'ex presidente cileno.
Nei documenti redatti dai giudici sono ben descritti gli ultimi intensi minuti di vita di Allende, il medico socialista che vinse le elezioni presidenziali il 4 settembre 1970, guidando il paese latinoamericano fino ai tragici fatti del settembre 1973 che instaurarono nel paese la dittatura militare e con essa il terrore
Il giudice Mario Carroza, che aveva ordinato l'esumazione dei resti di Allende, ha lasciato scritto in una risoluzione di circa 90 pagine, i fatti accaduti 40 anni fa e l'analisi delle tre ipotesi sulla morte del presidente cileno dopo che era giunto al Palazzo de La Moneda la mattina dell'11 settembre 1973.
Una mattinata convulsa e nella quale Allende e i suoi collaboratori seguono lo svolgersi degli eventi e verificano l'ipotesi di una resa, che Allende non accetta, affermando che resisterà fino alla fine. Alle 11.50 di quel giorno l'attacco aereo delle forze golpiste colpisce il palazzo presidenziale e Allende ordina ai suoi di abbandonare La Moneda e mettersi in salvo. Lui, si ritira nel Salon Independencia, chiude la porta, si siede sul divano, mette il fucile tra le gambe, lo appoggia al mento e si spara, morendo sul colpo.
Carroza nella sua analisi, scarta l'ipotesi che qualcuno abbia 'aiutato' Allende nel suo estremo gesto, così come quella dello scontro a fuoco con i militari che hanno fatto irruzione nel Palazzo de La Moneda. Le ricerche approfondite effettuate da esperti nazionali ed internazionali portano all'unica conclusione plausibile ovvero che sia stato lo stesso Allende a spararsi con il fucile che teneva tra le mani.
Dopo questi fatti tragici e il gesto estremo di Salvador Allende, Augusto Pinochet prese il potere in Cile, dando inizio ad una sanguinosa e lunghissima dittatura.
fonte Ansa
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