Nello scorso mese di dicembre, con un ritardo di ben 33 anni, il Brasile ha riconosciuto come crimine politico l'assassinio di Padre João Bosco Penido Burnier, che nel 1976 venne ucciso da un poliziotto. Il sacerdote gesuita venne assassinato con un colpo alla testa mentre difendeva due donne che venivano torturate in un commissariato di Polizia di Ribeirão Cascalheira (Mato Grosso).
Era la sera dell’11 ottobre 1976. Due contadine, Margarida e Santana, erano sotto tortura nella prigione del presidio di polizia di Ribeirão Bonito, nel Mato Grosso, località del latifondo prepotente, del bracciantato semischiavo, della brutalità poliziesca. La Comunità celebrava l’ultimo giorno della novena della patrona, N.S. Aparecida. In quel giorno erano arrivati in paese il vescovo, Mons. Pedro Casaldáliga e padre João Bosco Penido Burnier, un gesuita missionario tra gli Indios Bakairi.
Informati di quanto stava succedendo, i due si recarono al commissariato per intercedere a favore delle due donne torturate. Mons. Pedro Casaldaliga, allora vescovo della città di São Félix do Araguaia e testimone dell’omicidio, racconta come entrambi giunsero al commissariato per difendere le donne che venivano torturate, Burnier ebbe una animata discussione con i poliziotti e minacciò di denunciarli presso la Giustizia. Come tutta risposta, uno degli agenti colpì il p. João Bosco prima con un pugno, poi con il calcio della pistola infine gli sparò.
Gli Atti della Commissione Speciale per i Morti e Scomparsi Politici del Ministero della Giustizia riconoscono che Burnier fu una delle vittime del regime militare. Secondo la Commissione, il sacerdote "morì per cause non naturali nelle dipendenze della polizia per aver partecipato o essere stato accusato di partecipazione ad attivitá politiche". Il poliziotto che sparó al padre non fu mai processato perché il regime militare considerò il fatto come un incidente.
Mons. Casaldaliga racconta che, dopo la Messa di Settimo Giorno per la morte del padre, la popolazione di Ribeirão Cascalheira si recò in processione fino al commissariato, sfondò le porte e le inferriate e liberò i prigionieri. Successivamente, nel luogo venne costruita una chiesa, nonostante l’opposizione della polizia.
fonte salvaleforeste.it
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