mercoledì 23 novembre 2011

‘Basta, quiero ser libre’, il reinserimento sociale del bambini-soldato

In Colombia, sono circa 3000, negli ultimi nove anni, i minori arruolati a forza dai gruppi armati che sono stati riscattati e reinseriti nella vita sociale attraverso uno speciale programma di tutela statale grazie alla campagna ‘Basta, quiero ser libre’ (Basta, voglio essere libero).  Secondo il ministro della Difesa, Juan Carlos Pinzón, almeno un terzo di loro appartiene a comunità indigene ed è stato costretto ad imbracciare un fucile dai guerriglieri delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) a un’età compresa fra i 12 e i 14 anni. ”Una violazione ai diritti dei bambini, ma anche delle minoranze” ha sottolineato Pinzón, aggiungendo che, oltre ad essere utilizzati come combattenti, sono spesso vittime di sfruttamento sessuale.

I dipartimenti in cui il fenomeno dell’arruolamento forzato di minori è più evidente sono quelli di Caquetá (sud), Antioquia (nord-ovest), Cundinamarca (centro), Chocó (ovest) e Cauca (sud-ovest). Oltre alle ‘storiche’ Farc – hanno 47 anni di vita – che il governo stima abbiano in forza 8000-9000 uomini, sono ancora attivi sullo scenario del conflitto colombiano anche i ribelli dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln), oltre a decine di bande criminali guidate per lo più da ex-paramilitari dediti principalmente al narcotraffico.


I cosiddetti “Bambini-soldato” sono i minori che fanno parte di qualsiasi tipo di forza armata regolare o irregolare, con qualsiasi funzione, comprese quelle di cuoco, facchino, messaggero, e tutti i bambini che accompagnano tali gruppi al di fuori delle loro famiglie. La definizione, stabilita dai "Paris Principles" nel corso della Conferenza di Parigi del 2007 sui minori soldato, si riferisce anche a bambini e bambine reclutati forzatamente per motivi sessuali e/o per matrimoni forzati. La definizione, quindi, non riguarda solo i bambini che portano, o hanno portato, armi. L’utilizzo dei bambini-soldato rientra nella strategia di quelle vengono definite “nuove guerre” e il cui obiettivo non è più solo quello di prevalere, bensì umiliare e annichilire la comunità nemica nel suo insieme attraverso l’uso dei suoi membri più deboli: bambini, donne e anziani.

Il coinvolgimento di bambini mandati ad uccidere e a compiere atrocità proprio nelle loro comunità e famiglie d’origine le destabilizza e sconvolge tutti gli equilibri tra le generazioni adulte e l’infanzia. Perciò, una volta terminati i conflitti, i bambini-soldato molto difficilmente riescono a rientrare nelle proprie comunità che non sono disposte ad accettare e riabilitare quelli che sono visti ormai non più come bambini, vittime indifese di un meccanismo spietato, bensì come feroci assassini capaci di infliggere la morte e terribili torture anche a familiari ed amici. Per porre fine alla realtà dei minori soldato è anche nata, nel 1998, una Coalizione internazionale che conta tra i propri fondatori organizzazioni come Amnesty International, Human Rights Watch e Save the Children e che collabora con l'Unicef.

fonte esteri.it

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