Il cinema latinoamericano è ben presente all'edizione 2011 del Festival Internazionale del Film di Roma, che è in programma tra il 27 ottobre e il 4 novembre. Due le sezioni della rassegna capitolina che ospitano pellicole sudamericane, "L'altro cinema - Extra" e "Alice nella città".
Nella prima sezione due film, l'argentino 'Ostende' di Laura Citarella e il colombiano "Locos" diretto da Harold Trompetero. "Ostende" è un remake non dichiarato de "La finestra sul cortile" di Alfred Hitchcock. Laura (Laura Paredes) arriva in un grande hotel a Ostende, affacciata sull’Atlantico, in provincia di Buenos Aires. Sullo sfondo della placida malinconia dell’oceano, tra le telefonate al fidanzato Paco (Santiago Gobernori) e le chiacchiere con il cameriere (Julián Tello), nota un uomo anziano (Julio Citarella), due giovani donne e ciò che accade nella stanza di fronte dell’hotel. Sui loro rapporti, non espliciti, inizia a fantasticare, incuriosita da un intrigante microcosmo che potrebbe essere pieno di storie sconosciute. Il clima di ambiguità e minaccia, l’inquadratura sensibilissima che trasale ad ogni dettaglio, l’evocazione di un mondo remoto e indecifrabile, ne fanno un ottimo esordio.
"Locos" è la storia di Eduardo (Cesar Badillo) che, entrato in un ospedale psichiatrico da imbianchino, finisce rapito dall’amor fou per una paziente psicotica, Carolina (Marcela Carvajal). È quello che accade al protagonista solitario, abitudinario, raggomitolato su se stesso, il cui sguardo improvvisamente si apre di fronte al sogno di un desiderio irrinunciabile. Lei sembra un pianeta lontanissimo, una forma di vita incomprensibile e irraggiungibile; eppure tra i due mondi accade qualcosa di vertiginoso – che non potrà essere indolore. il loro amore, al di fuori dell’ospedale, si trasforma in un caos. Girato con impercettibile disciplina, asciutto e levigato, attento ai silenzi e ai moti più infimi di corpi e anima dei protagonisti, il film – prima ancora che un apologo sulla prossimità tra il “ folle” e il “normale” – è una storia d’amore fuori dagli schemi, unica.
Nella sezione "Alice nella città", la pellicola ecuadoriana "En el nombre de la hija" di Tania Hermida Palacios. Estate del 1976. Manuela (Eva Mayu Mecham Benavides) è una bambina di 9 anni dallo sguardo vivo da cui traspare un';energia potente, quasi fisica. Con suo fratello minore Camilo (Markus Mecham Benavides) trascorre le vacanze nella fattoria dei nonni nella valle delle Ande dell’Equador, insieme ai suoi cugini, dove la nonna cattolica conservatrice (Juana Estrella) insiste che porti il nome che tutte le prime figlie femmine della famiglia portano da generazioni. Decisa a difendere le idee del padre, ateo e socialista, affronta fieramente i comportamenti privi di gesti di cura dei suoi parenti, decisa a non perdere il senso della pro pria integrità. La disputa intorno al suo nome oltre a cambiare per sempre le relazioni con il suo ambiente, la porta a confrontarsi con due mondi a loro modo convenzionali: il cattolicesimo ed il socialismo. Un ritratto vivido e realista costruito introno ad una figura che fa venire in mente certi personaggi femminili delle fiabe. Le fiabe vere, quelle dove un personaggio deve essere abbastanza straordinario da attraversare alcuni secoli senza un graffio.
Infine una co-produzione Stati Uniti-Venezuela per il film "Dudamel: el sonido de los ninos" di Alberto Arvelo Mendoza. Le orchestre giovanili si stanno sviluppando in molti paesi del mondo, ispirate dal programma musicale ed educativo venezuelano conosciuto come "El Sistema", che porta i bambini a contatto con il mondo della musica e dell’arte, insegnando loro il lavoro di squadra, la disciplina, la cooperazione, il divertimento, la creatività, i valori. Gustavo Dudamel, l’eccezionale direttore d';orchestra venezuelano, educato a sua volta nel "Sistema", è il filo conduttore di questo viaggio attraverso le storie di alcuni giovani che sperimentano la gioia della musica nei più diversi angoli del mondo. Il messaggio dei bambini, diretto a tutti noi, è semplice: l';arte è un diritto universale. Girato in sette diversi paesi, Dudamel: Let the Children Play è l';occasione per conoscere il mondo delle orchestre e l';importanza dell';arte come percorso di speranza per affrontare la crisi educativa in tutto il mondo.
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