Le Nazioni Unite hanno lanciato una campagna per proteggere 35 tribù colombiane dall’estinzione. Survival International lavora a stretto contatto con una di esse, i cacciatori-raccoglitori Nukak che vivono nel bacino amazzonico nord-occidentale. La campagna è la risposta a una pioggia di minacce che potrebbero spazzare via gli Indiani. Fra queste si citano sfratti, rapimenti, massacri, mine anti-uomo e reclutamenti forzati di giovani indigeni nei gruppi armati. Nel 2010, un articolo redatto dalle Nazioni Unite in preparazione di questa campagna denunciava che “il rischio di una scomparsa fisica o culturale rimane, e in alcuni casi è addirittura aumentato”.
Fra le tribù in maggior pericolo erano elencati i Nukak-Maku, i Guayaberos, gli Hitnu e i Sicuani. Secondo l’ONIC, l’organizzazione nazionale degli indigeni della Colombia, negli ultimi otto mesi sono anche stati assassinati 60 indigeni. Spesso, la paternità di gran parte dei crimini che avvengono in Colombia è attribuita ai gruppi guerriglieri, come le FARC, ma le prove raccolte dall’ONIC collegano la maggioranza degli omicidi alle forze armate paramilitari e statali. Attraverso la sua campagna, l’ONU si prefigge di aumentare la preoccupazione pubblica per le tribù più vulnerabili della Colombia. La sua speranza di “unire il pubblico coinvolgendolo in azioni di solidarietà capaci di promuovere la protezione delle tribù” è rafforzata dal titolo della campagna: “Se loro scompariranno, se ne andrà anche una parte di te”.
La storia recente dei Nukak dimostra quanto è importante la campagna dell’ONU per far conoscere all’opinione pubblica queste tribù e i gravi pericoli che le minacciano. La guerra civile ha indotto molti dei Nukak a fuggire dalle loro terre tradizionali facendoli riversare nelle periferie delle città, dove ora versano in condizioni drammatiche. Il contatto con gli esterni è stato fatale. Dal primo incontro avvenuto nel 1988, più della metà dei Nukak sono morti di malattie importate.
Quelli che un tempo erano cacciatori-raccoglitori liberi, oggi subiscono l’attacco continuo di malattie e depressione, e devono affrontare un futuro molto incerto. “La campagna dell’ONU riconosce giustamente che l’estinzione di una tribù non è una tragedia solo per chi è direttamente coinvolto” ha ricordato Stephen Corry, Direttore Generale di Survival International, “ma anche una perdita irreparabile per l’intera umanità”.
fonte survival.it
Nessun commento:
Posta un commento