giovedì 29 settembre 2011

Belo Monte: stop alla diga, il tribunale ferma tutto

La battaglia contro la costruzione della diga di Belo Monte, gigantesca opera che dovrebbe fornire una potenza di 11.200 megawatt, in pratica l'11% del fabbisogno totale in Brasile, ha ottenuto un grande risultato: la corte federale dello Stato di Para, nel nord del Paese, ha infatti vietato al consorzio Norte Energia di alterare il corso del fiume Xingu.

Nella motivazione di questa decisione che è una vera vittoria da parte delle organizzazioni ambientaliste e delle tribù amazzoniche hanno 'lottato' per non vedersi distruggere la foresta dove vivono, si legge "Il corso del fiume Xingu non deve essere alterato con la costruzione di un porto, esplosioni controllate, innalzamento di dighe, incroci di canali e qualsiasi altro lavoro che modifichi il suo corso naturale o possa comportare rischi per la fauna ittica".


Una vera batosta per il governo brasiliano che si vede bloccare un progetto che era stato presentato come fondamentale allo sviluppo energetico del paese e che aveva previsto un investimento di circa 11 miliardi di dollari. La diga di Belo Monte era destinata a diventare la più grande del mondo dopo le gigantesche opere come le dighe delle Tre Gole in Cina e la diga di Itaipu, costruita al confine tra Brasile e Paraguay.


Nel giugno scorso l'Istituto brasiliano dell'Ambiente aveva autorizzato la costruzione di Belo Monte, ma l'impegno e le proteste che si sono susseguite nei mesi scorsi e il lavoro delle associazioni ambientaliste. “Non cederemo di un millimetro” aveva dichiarato il Movimento Xingu Vivo para Sempre , un grande sodalizio tra organizzazioni sociali e ambientali nella regione del fiume Xingu. “Ad ogni errore, ad ogni bugia, la nostra indignazione crescerà, al pari della nostra forza”. Un'indignazione che ha avuto sì la forza di fermare il progetto, anche se, quasi certamente, non possiamo considerare che questo sia l'atto finale di questa vicenda, purtroppo.

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