Gabriel Garcia Marquez è uno di quei pochi uomini che hanno il privilegio di non morire mai, anche se il loro corpo, vecchio e stanco, ha deciso che era ora di andarsene. Quello di Gabo è un viaggio, l'ennesimo della sua fantasia, probabilmente verso Macondo. Un viaggio che ha deciso di intraprendere nello stesso giorno nel quale la protagonista del suo libro più celebre e celebrato, Ursula Iguaran, muore. Il giovedì santo.
Marquez ha deciso di intraprendere il suo viaggio più lungo nello stesso giorno: il giovedì santo. La Colombia ora lo piange e lo farà per tre giorni di lutto proclamati dal suo presidente Santos. Il mondo lo piange, il mondo lo ricorderà, sempre, come ricorderà le sue parole, le sue frasi e i suoi sogni.
E pensare che Marquez, geniale inventore di Macondo, dei suoi personaggi, del suo realismo magico, ce l'aveva un po' con "Cent'anni di solitudine", il libro che lo portò alla fama mondiale e al riconoscimento della sua opera con il Nobel per la Letteratura nel 1982.
In un'intervista rilasciata ad un quotidiano spagnolo, qualche anno fa, lo scrittore colombiano aveva detto: "Il successo di 'Cien años de soledad' mi ha cambiato la vita, ma non in bene. Ciò che mi succedeva intorno dopo aver scritto il libro, mi ha turbato e la mia vita non è stata più la stessa".
In un mondo dove in un attimo può arrivare il successo, dove tutto corre veloce, può sembrare strano che un'opera che cambia la vita di un autore e lo fa diventare un riferimento permanente nella cultura mondiale, possa diventare un 'problema' fino ad arrivare ad odiarla.
"Prima, quando ero una persona normale, mi fermavo a parlare con chiunque, scherzavo senza farmi problemi.. Ora, quando entro in un ristorante, ci sono almeno venti persone che mi aspettano, come se fossi un'attrazione del circo", diceva Marquez.
Gabo era abbastanza critico verso la sua 'opera maestra' e diceva che sebbene fosse stata scritta con "i trucchi della vita e i trucchi del mestiere", i critici l'avevano osannata e portata ai livelli delle più grandi opere letterarie, ma secondo lui 'L'autunno del patriarca', opera scritta nel 1975, era un romanzo meglio scritto e di qualità superiore del suo libro più venduto. Per Gabo "i critici non avevano saputo leggerlo e neppure interpretarlo".
Sicuramente non era così, perchè un libro per ogni scrittore è come un figlio, un pezzo della sua vita e 'Cent'anni di solitudine' è Gabriel Garcia Marquez, ma lo scrittore è re e padrone delle sue parole e quindi poteva anche permettersi di dire che quel libro ormai lo odiava anche un po'...
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