lunedì 2 dicembre 2013

Cappello di paglia ecuadoriano, prima Patrimonio dell'Umanità, ora vera industria

I cappelli di paglia e tessuto, tradizionale attività degli artigiani ecuadoriani, il 5 dicembre compiono un anno da che l'Unesco li ha dichiarati Patrimonio dell'Umanità. Alla vigilia di questo anniversario, l'impatto che questo riconoscimento ha avuto, si può verificare dalle associazioni create dai 'toquilleros' per aumentare la produzione e entrare su nuovi mercati.

Precedentemente gli artigiani realizzavano i cappelli, affidandosi poi alla vendita a degli intermediari, ora con l'appoggio dello Stato stanno cambiando e hanno una proiezione più turistica e internazionale. L'Ecuador, attraverso il Ministero dell'Industria, sta incentivando questi artigiani a industrializzare la produzione di questo oggetto tipico della tradizione andina.


Alcuni artigiani si sono riuniti in associazioni, come quelli delle zone di Chordeleg e Sigsig in Azuay nella sud andino, che da qualche mese hanno fondato la Asociación 7 de Junio, come ha spiegato Martha Jara all'Agenzia Andes, dicendo che in questo modo, dopo la realizzazione dei cappelli (dai 12 ai 14 al mese), riescono ad ottenere un prezzo giusto per la vendita dagli intermediari delle imprese esportatrici.

Esistono naturalmente diversi tipi di cappello, da quelli più economici, a quelli 'superlusso' e con un costo anche abbastanza elevato. "Un cappello realizzato con 40 fibre, extrafine, necessita anche di mesi di lavoro", ha spiegato l'artigiana. Le piccole aziende artigiane situate in queste province andine, hanno sicuramente interesse a vendere direttamente, ma il progetto richiede un lungo percorso, anche perchè, specie in Europa, vengono richiesti particolari standard di qualità. 

L'intervento e l'appoggio dello Stato in questo particolare settore merceologico, vuole incrementare l'esportazione, che, secondo i dati forniti dal Banco Central del Ecuador, durante i primi otto mesi dell'anno, ha già portato ad un fatturato di circa 2,1 milioni di dollari per i mercati degli Stati Uniti, Messico, Brasile, Italia e Centro America.

Alicia Ortega, presidentessa dell'Homero Ortega di Azuay, ha spiegato che annualmente la sua azienda produce 150.000 cappelli, il 95% dei quali sono destinati all'esportazione in 28 Paesi distribuiti sui cinque continenti. Inoltre da circa cinque anni ha diversificato la propria produzione, realizzando e vendendo all'estero anche borse, portafogli, cinture e sciarpe.

Qualche mese fa l'Istituto nazionale del Patrimonio (Inpc) ha iniziato uno studio socioeconomico su questo prodotto artigianale. Il documento finale, che sarà presentato entro fine anno, contiene informazioni sulla realtà degli artigiani del cappello su scala nazionale e per tutta la filiera produttiva. 

Una ricerca importante che consente al paese andino di conoscere quanti ecuadoriani sono coinvolti in questa attività artigianale, anche per programmare passi concreti per portare allo sviluppo industriale di un prodotto e di un'attività d'eccellenza del'Ecuador.

fonte www.andes.info.ec

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