domenica 13 febbraio 2011

Dall’America Latina sempre meno immigrati

Nei giorni scorsi a Roma, organizzato dalla Focsiv (Federazione Organismi cristiani servizio internazionale volontariato), si è tenuto il seminario “Le migrazioni andine in Italia. Contesti di partenza e legami transnazionali”, nel quale sono stati analizzati moltissimi dati e dalla loro analisi, José Luis Rhi-Sausi, direttore del CeSPI, Centro Studi di Politica Internazionale, ha commentato che "Dall’America Latina sicuramente non si registrerà un incremento sostanziale dei flussi. Anzi: riguardo alla crisi economica che sta mettendo in ginocchio l’Europa, i Paesi andini registrano al contrario, rispetto al 2009, un tasso di crescita del 6%, che in Perù arriva all’8,6%, mentre cala la disoccupazione, scesa al 7,6% nel 2010 mentre l’anno precedente era all’8,2%”.

José Luis Rhi-Sausi ha poi aggiunto che "A partire dal 2015 assisteremo a una stabilizzazione delle migrazioni provenienti dai Paesi andini. Senza dimenticare che la migrazione interna e Sud-Sud è molto significativa, in aumento: assistiamo e assisteremo a una grande mobilità orizzontale. Nei Paesi andini, non solo Ecuador, Perù, Colombia e Bolivia, ma anche Cile e Venezuela, l’indice di povertà è sceso dal 44% nel 2002 al 32% del 2010, grazie a politiche mirate e specifiche in ambito sociale, oltre alla crescita economica”, ha riferito l’esperto, precisando che è in corso un progetto di cooperazione con l’Unione Europea e che al loro interno gli stessi Paesi “si stanno organizzando per adottare politiche comunitarie in ambito migratorio, con precisi strumenti operativi”. Se guardiamo al nostro Paese, la difficile congiuntura economica “ha colpito alla pari italiani e migranti, mentre in Spagna l’impatto è stato più forte sugli immigrati, perché l’economia del Paese è più basata sul mattone”, ovvero sugli investimenti immobiliari.

Le rimesse dei migranti restano un volano eccezionale per le economie locali e un flusso finanziario molto elastico, che soffre meno di altri gli shock provocati dalla crisi: "Se hanno subìto una brusca frenata nel 2009, in Honduras rappresentano il 20% del Prodotto interno lordo; in Ecuador circa il 45% delle rimesse proviene dalla Spagna, il 7% dall’Italia”, ha sottolineato il direttore del Cespi, notando che nel caso del Perù le somme inviate dai migranti provengono “nel 41% dei casi dagli Stati Uniti, nel 15% dalla Spagna, nel 6% dall’Italia”.

Sul sito www.mandasoldiacasa.it “confrontiamo i costi delle rimesse attraverso i diversi operatori, analizzando 12 corridoi d’invio (dalle banche alle società di moneytrasfer, in testa al grande business). Chiediamo di ridurre del 5% in 5 anni i costi d’invio – ha detto Rhi-Sausi -. In futuro aumenteranno i numeri di operatori: il caso di Banco Posta è ben riuscito, ancora non è una banca universale ma sta per diventarlo, e rappresenta il sistema che raccoglie più correntisti immigrati in Italia; il loro impegno è di ridurre i tempi d’invio da 48 ore a 24, dimezzando anche i costi”.

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