domenica 13 febbraio 2011

Cile: la giustizia indagherà sulla morte di Salvador Allende

Salvador Allende, presidente di un Cile libero, morì l'11 settembre 1973, quando le forze militari di Augusto Pinochet presero il potere, instaurando poi un periodo di regime dittatoriale che è durato fino al 1990. Il presidente socialista morì in quello stesso giorno all'interno del Palacio de la Moneda, bombardato dai militari. L'autopsia sul corpo di Allende stabilì che si uccise, sparandosi un colpo con un fucile che gli aveva regalato Fidel Castro. Una versione accettata storicamente, anche se quei risultati sono stati messi in discussione da alcuni rappresentanti di settori politici in difesa dei diritti umani.

Ora, il governo cileno, vuole verificare se effettivamente la morte di Allende fu suicidio oppure no. Si tratta della prima indagine ufficiale che vuole dunque rimettere in discussione una verità, che per alcuni è sempre stata incerta e costruita dal regime di Augusto Pinochet. Un'indagine che non si ferma alla figura del presidente socialista che vinse le elezioni nel 1970, ma che riuscì a sviluppare una nuova idea di governo in Cile solo per tre anni, prima del golpe del settembre 1973; la giustizia infatti prenderà in esame altri 725 casi di violazione dei diritti umani da parte della dittatura e che fino ad ora non erano mai stati presi in considerazione.

"Salvador Allende non ha mai avuto una causa aperta all'interno del potere giudiziale", ha detto Beatriz Pedrals, che ha presentato la richiesta di indagine sulla morte del presidente e di altri 725 casi, mai considerati dalla giustizia. Il giudice che si occuperà di queste indagini è Mario Carroza, che ha dichiarato "Il compito che ci attende è una responsabilità tremenda, ma ogni elemento da cercare, testimone da sentire, documento da esaminare, ovviamente io la farò".

La portavoce del governo, Ena Von Baer, ha assicurato che
"Il governo rispetta tutte le decisioni dei tribunali e come governo crediamo che tutte le situazioni che debbano essere indagate, si indaghino". "Quello che non è stato verificato in passato, ora la giustizia lo farà, ha aggiunto la Pedrals. Osvaldo Andrade, presidente del Partito Socialista cileno, lo stesso al quale apparteneva Allende, ha commentato: "Verità e giustizia è sempre stato un tema aperto in Cile e ogni iniziativa che tenga a scoprire la verità su certi fatti, sarà sempre ben accolta da parte nostra".

Naturalmente questa notizia è stata favorevolmente accolta dall'Associazione dei Familiari dei detenuti 'desaparecidos', la cui presidente, Lorena Pizarro, ha detto che l'iniziativa "è un segnale potente e chiaro per gli altri poteri dello Stato. Nessun crimine deve rimanere senza indagini. Stiamo parlando di oltre 700 casi che nessuno ha mai preso in considerazione e il fatto che insieme ad essi sia incluso quello di Salvador Allende, da' maggior forza a questa azione"".

Molte famiglie avevano presentato azioni giudiziali, ma la giustizia non affrontò mai tutti questi casi tra i quali ci sono persone detenute e poi scomparse, ma anche persone morte per un proiettile sparato durante le manifestazioni. Oltre 3000 persone morirono e sparirono per mano del regime di Pinochet e oltre 550 militari sono stati processati per questi crimini. Lo scorso anno il presidente Sebastián Piñera ha respinto una proposta della Chiesa cattolica che chiedeva di includere in un'amnistia membri delle forze armate coinvolti nella violazione di diritti umani sotto il regime di Pinochet.

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