Un'alternativa al canale di Panama, la creazione di una nuova via di comunicazione tra Oceano Pacifico e Oceano Atlantico. Una costruzione imponente, la più grande infrastruttura mai costruita. Quello che attualmente è un progetto, per il Nicaragua è una realtà che sta per concretizzarsi, un sogno che durava da 100 anni, quando gli Stati Uniti scelsero Panama per aprire la via tra i due grandi mari.
Ora le cose sembrano prendere il via con una delegazione di imprenditori nicaraguensi che ha recentemente effettuato un viaggio in Cina per discutere della realizzazione del Grande Canale Interoceanico del Nicaragua. La gestione del progetto fa attualmente capo a una società di Hong Kong (HKND Group Holding Limited) guidata da un businessman di origine cinese, Wang Jing.
Un'impresa da un costo esorbitante, 40 miliardi e che prevede un lavoro della durata di 10 anni per un canale lungo 286 chilometri, con una navigabilità pari al doppio di quella attualmente possibile lungo quello di Panama. Non meno importante, un impatto ambientale che ancora non è assolutamente chiaro.
Nell'operazione, al di là dei benefici che possono andare al Nicaragua, per la Cina si tratta di una scelta strategica di altissimo impatto commerciale, perchè per Pechino si aprirebbe una via privilegiata per arrivare al mercato dell'America Latina e per questa regione i costi di esportazione di prodotti e materie prime verso la Cina sarebbero notevolmente ridotti.
Il Canale di Panama, inaugurato nel 1920 |
Intorno a tutto questo una serie di ricorsi di tipo ambientale per l'impatto che un'opera del genere avrà obbligatoriamente su zone ricchissime di biodiversità, così come le dispute sulle acque territoriali tra Colombia e Nicaragua. Come tante cose in America Latina, luci e ombre, pro e contro e il tempo che racconterà se, tra 10 anni, i due gradi oceani si incontreranno anche da un'altra parte oltre a Panama.
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