sabato 29 ottobre 2011

“Shakespeare in Havana”, David Riondino e i cantori cubani

David Riondino
Nei giorni scorsi a Firenze è stata presentata l'edizione fiorentina del "Terra di tutti film Festival" in programma il 2 novembre e dove verranno proiettate a partire dalle 17.00, al cinema Odeon, uan selezione di produzioni alternative e indipendenti che raccontano realtà a noi lontante, i cosidetti Sud del mondo. In questa occasione sarà possibile assistere alla proiezione di “Shakespeare in Habana”, film del regista e attore fiorentino David Riondino. Un'opera sulla tradizione dei poeti improvvisatori cubani. Un progetto, quello sul recupero di questa antica pratica artistica, che vede in atto una collaborazione tra David Riondino e Cospe, un’associazione privata, laica e senza scopo di lucro che fiin dal 1983, opera nel sud del mondo, in Italia e in Europa per il dialogo interculturale, lo sviluppo equo e sostenibile, i diritti umani, la pace e la giustizia tra i popoli.

“Shakespeare in Havana” è un documentario, una finestra sulla tradizione dei poeti improvvisatori cubani dove si racconta di un concorso internazionale di poesia improvvisata, tenuto all’Avana nel Maggio 2010. Il concorso diventa l’occasione per suggerire ai poeti partecipanti una serie di esercizi in versi estemporanei su alcune parti di Romeo e Giulietta. Improvvisazione in versi e teatro si incontrano così all’Havana, con le migliori leve della poesia orale del momento.

"I poeti improvvisatori cubani sono persone comuni che molto spesso vengono dalla tradizione contadina e che come i nostri migliori  jazzisti sono in grado di creare sottoforma di parole libere, delle variazioni in decime della vita comune o di un episodio vissuto" racconta Riondino. A  Cuba e in tutta l’America Latina, l’arte dell’improvvisazione in poesia è talmente diffusa da dar vita a veri e propri festival dell’improvvisazione dove Riondino ha avuto la possibilità di incontrare gli “attori” del suo documentario

Chiuderà la serata “La vida loca”, l’ultimo film del coraggioso regista franco-spagnolo Christian Poveda, assassinato dalla gang salvadoregna che aveva filmato per oltre un anno. Storia di una banda, la Mara18, e di una fraternità a volte brutale e allo stesso tempo fragile. Ambientato a San Salvador, racconta la vita di ragazzi e ragazze che abusano di alcol, droga e lacrime. Uccidono e vengono uccisi. Come lo stesso regista, freddato in mezzo a una strada dagli stessi protagonisti del suo film a due settimane dalla prima proiezione.

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