Luis Lopez nella sua bottega (Foto Andes) |
L'artigianato ecuadoriano si distingue per molti prodotti, ma sicuramente uno che identifica questo paese andino è quello dei cappelli o come si dice da quelle parti, 'sombreros'. Luis López è uno di questi artigiani, probabilmente il più famoso, anche se lui preferisce sfuggire alla notorietà di essere quello che fabbrica cappelli per personaggi come Joaquín Sabina, cantante e poeta spagnolo, o le star di Hollywood come Brad Pitt.
Luis Lopez, intervistato dall'agenzia ecuadoriana Andes, ha detto di preferire che la gente lo veda come uno dei pochi artigiani che continua a fare questo lavoro nell'intento di preservare la tradizione, una tradizione che non risente di nessuna moda.
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La sua bottega, Humacatama, in puro stile anni '30, è situata in una casa antica di quattro secoli e ubicata nel quartiere La Ronda, uno dei luoghi con più storia a Quito, capitale dell'Ecuador. Un luogo dove quest'uomo di 59 anni ha visto girare la sua vita intorno al feltro e alla paglia, materia prima di quello che universalmente è conosciuto come capello Panama.
Seduto su una poltrona dentro alla sua bottega, Lopez racconta che negli anni Venti in Ecuador era quasi obbligatorio per un uomo uscire con il cappello, specialmente gli uomini che vedevano quello come un segno di distinzione, mentre le donne preferivano legarsi i capelli con un nastro. Poi per oltre quattro decenni questo accessorio è andato in disuso, anche perchè era passata l'idea che fosse un indumento 'povero', ma in seguito è tornato di moda.
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"C'è un ritorno dell'uso del cappello, basta che un artista o qualcuno di molto conosciuto cominci ad usarlo, come il cantante Joaquín Sabina o come il cantautore portoricano Daddy Yankee, che porta un cappello stile 1950", ha spiegato Lopez nella sua intervista all'Agenzia Andes. Luis è cresciuto in una famiglia di artigiani: i suoi genitori avevano un negozio nel centro di Quito, che dovette chiudere per 40 anni per mancanza di clienti, ma che più avanti fu riaperto.
La riapertura è avvenuta per produrre cappelli 'da battesimo'. "Mia madre fece un semplice ragionamento - racconta Lopez - Se tutti i sabati ci sono battesimi e utilizzano il cappello bianco, a noi non resta che fabbricare cappelli bianchi per il battesimo". Questo però non fu sufficiente, almeno fino a che il cinquantanovenne artigiano ecuadoriano non ha deciso di riaprire anche in memoria dei suoi genitori.
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Sei anni fa è nato dunque Humacatama, un progetto appoggiato anche dalle autorità comunali. Da allora López si dedica alla produzione di cappelli di feltro e anche di paglia. Uno strumento per prendere la giusta misura della testa del cliente, una scrivania, un ferro a vapore, sono alcuni degli strumenti per questo lavoro, che non richiede grandi macchinari, se non delle mani dell'artigiano.
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"Un cappello 'base', per impostarlo e terminarlo, mi ci vogliono circa tre ore, mentre un cappello un po' più complicato come la bombetta o uno a cilindro, necessita di una giornata di lavoro", ha spiegato l'artigiano che ha disegnato oltre 100 modelli di cappelli in stile etnico, per bambini, uomini, donne, fantasiosi e anche d'epoca. In questo percorso di conservazione di un mestiere, Lopez si è reso conto che l'arte di creare un cappello potrebbe andare persa e anche per questo motivo ha deciso di insegnarlo alle proprie figlie, Andrea e Cristina, che ora lavorano con lui a bottega. "Quello che faccio io è dar loro qualche consiglio, poi alcuni modelli li creano loro direttamente".
Il lavoro di Luis si completa con quello della moglie, Nancy, una fotografa che ritare le persone con vestiti d'epoca. In un album sono raccolti alcuni di questi scatti, tra i quali appunto quelli con personaggi famosi che si sono prestati per l'occasione. Lopez però rifugge le luci delle stelle della musica e del cinema, preferisce occuparsi di un progetto speciale, quello di disegnare cappelli particolari per i pazienti di cancro che hanno perso i loro capelli.
L'uso del cappello in Ecuador risale al periodo coloniale spagnolo, epoca nella quale i modelli 'indigeni' si adattarono a quelli europei, mantenendo però alcune caratteristiche, come il Saraguro, che assomiglia al cappello andaluso. “Nel concetto indigeno il significato di cappello, non è legato a quello di ombra (sombrero - sombra). La persona che lo utilizza lo fa per coprirsi la testa, perchè le idee rimangano nella testa", ha spiegato Lopez, aggiungendo che, nonostante questo accessorio sia arrivato dall'Europa all'America, è stato in Ecuador che è nato il cappello texano, il famoso Stetson.
Molto particolari e rinomati in Ecuador sono i cappelli di paglia, il cui disegno e trama sono stati inseriti nel 2012 dall'Unesco nella lista dei Patrimoni Culturali Immateriali dell'Umanità. L'esportazione di questo prodotto ha fatturato nel 2013 una cifra pari a 12,8 milioni di dollari, che ha significato un incremento dell'1,6% rispetto all'anno precedente.
fonte andes.info.ec
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