La musica come passaporto universale - Intervista a Fredy Fuertes


di Andrea Ballerini

30 aprile 2010

 
Fredy Fuertes, nato a Lima in Peru', 32 anni, otto dei quali passati in Italia a studiare e migliorare lo studio del suo strumento, la tromba, e a lavorare, suonando con il suo quintetto di ottoni, facendo esperienza, un'esperienza che ora ha 'riportato' in Peru', dove vuole continuare creando qualcosa di importante, seguendo la sua grande passione per la musica.

Expolatinos.com lo ha intervistato, facendosi raccontare un po' la sua storia, la sua scelta di venire in Italia, i pro e i contro di questa scelta e infine quella di rientrare nel suo Paese e gli obiettivi che intende perseguire nel suo futuro.

Fredy, la tua avventura in Italia da dove e' cominciata?

'Ero un allievo regolare di tromba al Conservatorio Nazionale del Peru, ma mi ero 'stufato' della metodologia d'insegnamento che veniva utilizzata alla cattedra di tromba e quindi ho cominciato a cercare posti alternativi dove poter continuare ad studiare la tromba. Mi sono messo in contatto con alcuni miei amici che se ne arano andati prima di me ed erano andati a studiare in Brasile, ma contemporaneamente ho parlato con mia sorella di questa mia voglia di lasciare il Peru. Lei era gia' da diverso tempo in Italia, a Torino, e si e' informata al Conservatorio di Torino per capire se era possibile per me proseguire i miei studi li'. La risposta e' stata positiva, mi hanno accettato, anche dopo aver guardato un mio video di alcuni concerti nei quali avevo suonato in Peru'.'


A questo punto, Fredy lascia il suo Paese, si mette in discussione sotto tanti punti di vista, sapendo che non e' facile il 'mestiere di migrante', ma la musica e' una passione incredibile e ti fa superare tanti ostacoli. Arrivato in Italia, ha comunque un punto di riferimento, la sorella.

Hai avuto qualche problema di inserimento dall'inizio?

'In verita' non molti, anche perche' ero cosi' concentrato sul fatto di essere stato preso al conservatorio, dove, pur passando l'esame di ammissione, mi avevano dato una sorta di periodo di prova e quindi ero completamente assorbito e immerso nella musica e a tutto il resto non ci pensavo'


Chi ti ha aiutato in quel periodo e in qualche occasione ti sei sentito emarginato?

'La mia famiglia e' stata fondamentale, perche' oltre a mia sorella, a Torino ppoi e' arrivata anche la mia mamma e quindi, diciamo che la forza arrivava da essere insieme, uniti. Per quello che riguarda 'l'emarginazione', beh, una volta forse, se si puo' dire che sia stata una forma di emarginazione, non lo so. Con il mio quintetto di ottoni, eravamo stati chiamati per un lavoro, ma una signora ha cominciato a chiedermi una sacco di carte, che non so nemmeno se erano necessarie, ma lo faceva solo con me, allora ho deciso, per non far perdere il lavoro ai miei amici, di non andare e mandare un'altra persona al mio posto'
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Otto anni sono tanti, quindi penso avrai avuto modo di conoscere l'Italia, la citta' dove sei vissuto e gli italiani ?

Certamente, la musica ti fa conoscere tanti posti e tanta gente e posso dire di aver trovato tante cose belle e tante cose meno belle, ma come succede in ogni posto. Io penso che sia fondamentale il modo come ti proponi alla gente per farti accettare e non se sei straniero e gli altri sono italiani'
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La musica ha il potere di superare i confini, e' vero questo ? Ti ha aiutato ?

'In verita si' e molto e per questo ringrazio di questo l'Italia e a le persone che hanno reso possibile tutto questo, soprattutto i miei professori di Conservatorio'.

Cosa ti piace dell'Italia e cosa invece non ti piace ?

'E' difficile sai. Dopo la II guerra mondiale, penso che l'Italia fosse messa davvero male, ma questo popolo ha saputo reagire e c'e l'avete fatta. Da li' nasce il popolo che ammiro e che prendero' per sempre di grande esempio, ma il 'nuovo popolo' che ho lasciato dopo otto anni in Italia, non so, lo chiamerei 'senza voglia'. I giovani, specialmente, hanno avuto tutto dai loro genitori, ma sembra che non lo sappiano apprezzare questo, secondo me'.

Perche' hai scelto di tornare in Peru' ? Sentivi la nostalgia del tuo bellissimo Paese oppure qui non c'erano opportunita' di lavoro ?

'Entrambe le cose. Sul lavoro, nel mio campo il livello e' cosi alto e le orchestre sinfoniche sono poche che, dalla mia ultima esperienza nel provare ad entrare in una di queste grandi orchestre, e' nata in me la decisione di tornare in Peru'
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"Che progetti hai ora che sei di nuovo in Peru' ?

'Il mio progetto e' quello di cercare di aiutare il mio popolo con le cose che ho imparato e quindi insegnare loro come si suona la tromba e come deve studiare e crescere un musicista per riuscire a vivere della sua musica senza...rovinarla..'


Infine, rifaresti la scelta che hai fatto ?

'Certo, senz'altro'
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Non e' la prima volta, che parlando con le persone che hanno avuto un'esperienza in Italia e poi sono tornate nel loro Paese, abbiamo la sensazione che la loro scelta iniziale abbia coinciso con un percorso che ora vogliono mettere a frutto per 'regalarlo' a chi, forse, non puo' o non ha il coraggio di fare quella scelta. Tant'e' che anche Fredy porta con se', tornato in Peru', una ricordo positivo della sua vita italiana, nella quale ha trovato, sicuramente delle difficolta', ma anche tante persone che gli hanno teso una mano, insegnandogli molto, cosi' come siamo certi anche ricevendo molto da Fredy e in questo caso, la musica, ha fatto ancora una volta da 'passaporto universale'.

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