Il sogno di Juan - Juan Elias Artavia Moya

 di Andrea Ballerini 

2 gennaio 2010

Le storie delle persone sono sempre quelle piu’ belle da raccontare e se queste storie raccontano anche il positivo rapporto con l'Italia da parte di un latinoamericano, allora sono ancora piu’ belle. Internet e’ un mezzo stupendo perche’ permette di aprire una finestra di comunicazione anche a migliaia di chilometri di distanza e cosi’ e’ stato tra il nostro sito e Juan Elias Artavia Moya, musicista del Costa Rica, che ci ha parlato della sua storia, della sua parentesi italiana e del suo ritorno nel suo Paese per realizzare un suo sogno.

Juan Artavia e’ nato a San Jose' in Costa Rica, ma ha sempre vissuto a San Ramon, un piccolo paese a 60 km dalla capitale costaricense. Nel suo recente passato una storia italiana e, a parte la 'confusione' iniziale, una storia che lui stesso definisce positiva, ma partiamo dall'inizio.

Juan, raccontaci qualcosa di te, dei tuoi studi e della scelta di venire in Italia
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Mi chiamo Juan Elias Artavia Moya, la musica mi e’ piaciuta da sempre, ma non pensavo di studiare proprio questa materia e infatti mi sono iscritto all'universita’ e ho studiato ingegneria chimica e anche disegno architettonico. In pratica due anni a non dormire!!!.. All'universita’ di Costa Rica, essendo in una facolta’ umanistica, bisogna seguire anche qualche corso di altre materie e io mi sono iscritto al corso di banda sinfonica. Non vedevo l'ora d'andare. Era praticamente l'unico corso che mi piaceva veramente! E cosi’ dopo due anni di studio ho deciso di cambiare tutto per la musica
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Un scelta importante, forse anche 'difficile'

"A casa mia c'e’ stato un terremoto
- prosegue Juan - perche’ mai cambiare l'architettura per la musica???, vuoi morire da fame?? Insomma le solite cose che vengono dette a chi decide di fare l'artista in paesi poveri come il nostro. E' come se da noi non si possa avere il "lusso" di essere artisti, anche se e’ vero che da noi non si diventa ricchi con questi mestieri"

Comunque hai scelto di farlo e come e’ andata ?

All'epoca ero oboista e ho preso un diploma, pero’ dopo non sono andato avanti, perche’ il mio insegnante non voleva fare tanta 'fatica' ad insegnarmi, e cosi’ visto che ero l'unico, in quel momento, a seguire il suo corso, e’ stato piu’ facile cacciarmi via! A questo punto ho deciso di iniziare con il fagotto. La mia prima insegnante era contenta di avere un allievo "diplomato" al quale non si doveva dire molto, e questa e’ stata una sorta dii spada a doppio taglio, perche’ in meno d'un anno, mi sono trovato a registrare un disco con un quartetto di fagotti e a fare concerti in altri paesi latinoamericani, specialmente in Argentina"
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Un'esperienza comunque positiva e cosa e’ successo?

"In Argentina ho visto suonare tanti professionisti, ma uno in particolare, Stefano Canuti, che aveva eseguito il concerto di Gioacchino Rossini per la prima volta in assoluto. Mi ha colpito come un fulmine! Ma, era quello lo stesso strumento che suonavo io? Allora perche’ a me non suonava nello stesso modo?? In quel momento decisi di essere un suo allievo, un giorno"


E' stato allora che hai scelto di lasciare il Costa Rica e venire in Italia?

Dopo qualche anno, ho finito anche il diploma in fagotto, e cosi’ mi sono trovato a cercare insegnanti in tutto il mondo per andare a perfezionarmi: Spagna, Stati Uniti, Austria, Germania, e... l'Italia, che pero’ non pensavo mi prendesse, invece e’ stato l'unico Paese a non chiudermi le porte in faccia subito: per l'eta’ e perche’ non avevo borsa di studio
"

E l'inizio in Italia come e’ stato?

Una volta in Italia, mi sono naturalmente trovato come un pesce fuor d'acqua. Canuti si era trasferito di Conservatorio, ho dovuto cambiare subito scuola velocemente e qualche documento si era perso oppure non era mai arrivato! Poi c'era anche il piccolo problema che il biennio di studio non era stato aperto, quindi il mio primo anno in Italia l'ho vissuto da clandestino!! Una brutta esperienza, ma il mio Maestro mi ha fatto lezioni gratis, tutto l'anno e cosi’ posso dire che non e’ stato un anno perso! Poi i miei compagni di Conservatorio m'hanno fatto sentire come se fossi a casa e li ho sempre trovati vicino quando avevo bisogno di loro. Ho riconquistato la fiducia nella gente che un po' mi mancava"
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E la tua esperienza lavorativa in Italia come e’ proseguita?

"Quel periodo e’ stata la cosa piu’ bella della mia vita
- il tono di Juan e’ entusiasta nel raccontare la sua storia italiana - Una volta sistemato il mio stato legale, il Maestro Canuti mi ha chiamato a suonare nella Symphonica Toscanini (oggi Sinfonica Italiana, n.d.r.) diretta da Lorin Maazel. Per me, era come aver trovato la lampada di Aladino, il mio sogno di diventare musicista si materializzava davanti ai miei occhi. Io che ero abituato a suonare con "direttori" incapaci da dirigere, mi trovai davanti a uno dei piu’ grandi direttori dal mondo. Per di piu’, con l'orchesta visitavo posti che fino a quel momento erano solo nel mio immaginario. In quel tempo, ho vissuto la vita che volevo vivere!".

Quindi la scelta di tornare in Costa Rica

"Il ritorno in Costa Rica non e’ stato facile, ho fatto di tutto perche’ non accadesse, ma il mio visto era finito, e non potevo continuare a rimanere in Italia. Mi avevano offerto un lavoro nel mio Paese, e cosi’ pensai che fosse meglio accettare qualcosa di sicuro, anche se lasciavo quello che era il mio ideale di vita"
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E come e’ andata?

"Ah una vera sorpresa, in negativo. Una volta arrivato in Costa Rica, ho saputo che il mio posto di lavoro l'aveva presso un altro. La giustificazione che mi hanno dato e’ che io non ero adatto al posto perche’ essendo appena tornato dall'Europa, avrei avuto idee troppo 'avanti' e questo non andava bene!!!. Certo, io sono rimasto malissimo. Avevo lasciato dunque tutto per niente?. Poi ho saputo che gli artisti del mio paesino non erano contenti di questa persona e quindi ho fatto una proposta e ci siamo messi all'opera"
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Ed ora arriviamo alla fine di questa storia ovvero al progetto di Juan Elias Artavia Moya, fagottista che in Italia ha vissuto un sogno, che si e’ portato dentro tornando a casa. "Quest'anno incominciamo un Conservatorio con diploma universitario d'arte - ci spiega Juan - con diplomi in Arte Plastiche, Musica, Danza, Dramma e Letteratura. Inoltre abbiamo anche uno spazio fisico per costruire un teatro d'Opera, che tra l'altro non c'e’ in tutto il Costa Rica".

Un progetto ambizioso, ma Juan Artavia ci crede, anche perche’ una persona come lui che si e’ messa in gioco, lasciando il suo Paese per vivere in un Paese straniero con tutte le difficolta’ che ci sono, riuscendo a raggiungere l'obiettivo che si era posto il giorno che ha sentito suonare Stefano Canuti, puo’ realizzarlo e questo e’ anche il sincero augurio che noi gli facciamo. "Sono consapevole del grande lavoro che ci vuole e che ci mettero’ molto tempo a vedere "il prodotto finito" - conclude Artavia - ma non potevo a fare meno di "ricreare" in qualche maniera quello che ho trovato e vissuto in Italia e forse i miei allievi potranno avere un'esperienza come la mia, ma vicino a casa".

Ci crediamo, Juan, buona fortuna e buon lavoro.

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