La Corte d'Appello dell'Ecuador ha confermato la condanna contro la Chevron per gli sversi di petrolio e di rifiuti tossici nella foresta amazzonica. La sentenza impone alla multinazionale di pagare 18 miliardi di dollari per danni alle alle parti lese. Nel febbraio 2011 il tribunale aveva ordinato alla Chevron a pagare 8600 milioni dollari per i danni ambientali, ma l'importo è raddoppiato nella sentenza di appello, anche perché la Chevron si è sempre rifiutata di scusarsi pubblicamente, come richiesto dalla sentenza.
Dal canto suo la Chevron ha tentato "inquinare" le prove nascondendo i campioni di terreno inquinato in Amazzonia, ma nel dicembre scorso un giudice statunitense ha ordinato la pubblicazione dei documenti che provano la frode della Chevron verso il tribunale dell'Ecuador.
Gli esperti scientifici della Chevron nel processo in Ecuador, hanno messo in atto un programma che garantiva all'azienda l'esclusivo impiego di campioni di terreno "puliti", mentre tutti i campioni "sporchi" sarebbero stati dirottati ad un laboratorio chiamato NewFields, senza essere inviati al tribunale.
"Ratifichiamo la sentenza del 14 febbraio 2011 in tutte le sue parti, compresa la sentenza di risarcimento morale", recita la sentenza della Corte d'Appello. La Texaco, poi acquistata dalla Chevron nel 2001, era accusata di riversare rifiuti tossici nella foresta amazzonica, causando tra l'altro malattie e decessi fra gli indigeni. I querelanti erano ricorsi in appello, sostenendo che i risarcimenti non fossero sufficienti ad assicurare la bonifica dei siti.
La Chevron Texaco aveva sostenuto di aver bonificato i siti, e sosteneva che le prove portate dai querelanti, e accettate dalla corte, fossero fraudolente. Ma è stato il tribunale statunitense a provare che la vera frode era stata orchestrata dalla multinazionale.
fonte salvaleforeste.it
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