mercoledì 19 dicembre 2012

Profezia maya: la chiave è nel concetto di tempo


Un professore di storia dell'Università Nacional Autonoma de Mexico, Patrick Johansson, ha cercato di spiegare il grande interrogativo sulla profezia maya e sulla fine del mondo. Le culture pre-ispaniche avevano una concezione del tempo come un processo ciclico e non con la concezione lineare che prevale oggigiorno.

La chiave per capire cosa significa effettivamente la profezia maya del 21 dicembre è dunque interpretarla correttamente. "Il problema di un mondo come il nostro è che lo si vuole 'intendere' come quello mesoamericano pre-ispanico", ha detto il professor Johansson nel corso di un intervista.


I Maya non potevano prevedere la prossima fine del mondo, perché nel loro mondo non esisteva il concetto lineare del tempo che viene utilizzato in Occidente, con una mentalità apocalittica ereditata dalla tradizione giudaico-cristiana. "Nel tempo occidentale partiamo da una data che potrebbe essere, per esempio la nascita di Cristo, e in questo modo andiamo verso il futuro. Nel mondo indigeno esistevano cicli terminati i quali si ricominciava a calcolare il tempo. Finiva un ciclo e ne cominciava un altro".

La famosa profezia si è originata da una lettura erronea di una iscrizione trovata su un pannello geroglifico inserito in una parete conosciuta come il Monumento di Tortuguero, nello Stato di Tabasco, a sud est del paese. Per Johansson, nessuno dei popoli mesamericani ha predetto la fine del mondo. 

"I maya hanno avuto 'l'accortezza' di mettere nel loro calendario, ogni anno, cinque giorni di caos per avere un momento incontrollabile prima di riprendere il normale calcolo del calendario. Questo consentiva di scaricare l'angoscia che ogni uomo ha da tempo immemorabile", ha aggiunto lo studioso.

Questi giorni "che non contavano" si trovavano alla fine dell'ultimo mese di ogni anno, equivalente ad un ciclo completo del sole, e durante quel periodo era come se il tempo rimanesse sospeso, tanto che "anche se venivano calcolati in termini di calendario, non erano calcolati in termini astrologici. In questi giorni non si faceva assolutamente nulla in modo da evitare che succedesse qualcosa di male".

Infine Johansson ha spiegato che quelli che avevano la 'disgrazia' di nascere in quesi giorni "nemontemi", non appartenevano a nessun tempo e a nessun luogo e inoltre non possedevano quello che oggi noi chiameremmo anima.

fonte panamaamerica.com.pa

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