giovedì 6 dicembre 2012
Il cinema italiano seduce Buenos Aires
Le migliori produzioni del cinema italiano attuale sono in mostra alla seconda edizione del BACI, Festival del Cinema Italiano a Buenos Aires. Fino al 9 dicembre vengono proiettati oltre 30 pellicole, tra lungometraggi e corti, realizzati da registi affermati, ma anche da giovani emergenti.
Il festival è stato aperto da "Cesare deve morire" di Paolo e Vittorio Taviani, pellicola vincitrice dell'Orso d'Oro all'ultima edizione del Festival di Berlino. Un intenso dramma che ruota intorno al dilemma del potere attraverso la messa in scena del 'Giulio Cesare' di William Shakespeare, all'interno del carcere romano di Rebibbia.
Un'apertura di lusso per una sezione dedicata ai registi che hanno vinto un festival internazionale del cinema e all'interno della quale sono presenti "Romanzo de una strage", thriller político diretto da Marco Tullio Giordana; "Reality", nuovo lavoro di Matteo Garrone, regista del controverso "Gomorra". Il film di Garrone è un'acida riflessione sopra la 'televisione spazzatura' in un momento storico dove la realtà diventa finzione. "Reality" ha chiuso l'ultimo Festival di Cannes ottenendo il premio della giuria.
Altri nomi e altri film presenti a Buenos Aires sono Marco Bellocchio con "Bella addormentata"; "Terraferma" di Emanuele Crialese e "Magnifica Presenza", opera di Ferzan Ozpetek. Tutte pellicole che dimostrano come il cinema italiano, che dagli anni '70 è caduto in una sorta di letargo a causa della mancanza di grandi produttori e allo stesso tempo nel maggiore investimento di capitali nella televisione, negli ultimi pare aver ritrovato forza e prestigio.
Il cinema italiano è ritornato a guardare dentro il paese e i suoi problemi, le sue storie, dando vita a lavori di grande intensità e poesia, ma anche crudezza e realtà. Il disincanto di un paese colpito dalla crisi è ben descritto, anche con sincera brutalità, nel documentario "Italy: love it or leave it" dei giornalisti Gustav Hofer e Luca Ragazzi.
La questione migratoria è affrontata in "La nave dolce" di Daniele Vicari, un documentario che prende spunto da un fatto accaduto 20 anni fa per analizzare l'attuale politica italiana in materia di migrazione. Nel 1991, l'Italia aveva 'accolto' una barca piena di albanesi, che subito dopo furono espulsi. Alcuni di loro raccontano di quella esperienza.
"Io sono Li" di Andrea Segre pone invece l'attenzione sulla storia di una donna cinese, costretta a lavorare nella zona sud di Venezia e di uno schivo pescatore slavo. Tutte opere che mostrano realtà italiane spesso non raccontate all'estero e che consentono al pubblico argentino di conoscere luoghi mai raccontati del Lazio, della Campania, della Sicilia, della Liguria o del Friuli.
Cinque giorni di programamzione che consentono al pubblico di 'viaggiare' tra le più moderne città italiane, ma anche di immergersi nel tranquillo ritmo delle piccole isole del sud.
fonte Ansa
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